Molte PMI e studi professionali guardano alla cybersecurity come a qualcosa di lontano, complesso, riservato alle grandi aziende o alle strutture ultra-digitali. La realtà è diversa: oggi i bersagli più facili per i cyber attacchi sono proprio le realtà più piccole, dove mancano regole chiare, strumenti aggiornati e – soprattutto – attenzione quotidiana.
Non si tratta di scenari teorici. I rischi sono già presenti in ufficio, anche in quelle imprese che non si definiscono “digitali”. Ecco i cinque più frequenti, quelli che si incontrano ogni giorno, spesso senza nemmeno accorgersene.
Il primo rischio riguarda gli accessi incontrollati. In molte aziende tutti possono aprire, modificare o cancellare file sensibili, spesso senza una tracciabilità reale. Capita anche che dipendenti usino account generici o condivisi, rendendo impossibile capire chi ha fatto cosa. Questo espone l’azienda a errori interni, furti di dati e problemi legali, soprattutto se si trattano informazioni dei clienti.
Il secondo rischio è rappresentato dalle email ingannevoli, come il phishing. Sono email che sembrano affidabili ma in realtà nascondono link o allegati malevoli. Bastano pochi secondi di distrazione, un clic sbagliato, e tutto il sistema può essere infettato. Oggi queste truffe sono sempre più personalizzate e sofisticate: non si tratta più di messaggi scritti in inglese con errori evidenti, ma di comunicazioni studiate nei dettagli per ingannare anche persone esperte.
Il terzo pericolo frequente è la mancanza di un backup efficace. Molte PMI credono di essere al sicuro solo perché salvano i dati “da qualche parte”, magari su un disco esterno o in una cartella cloud. Ma un vero piano di backup prevede copie automatizzate, protette e periodicamente testate. Scoprirlo solo quando succede un incidente – un attacco, un guasto, una cancellazione accidentale – è troppo tardi.
Il quarto rischio si nasconde nella gestione superficiale delle password. In molte realtà le password sono banali, uguali per tutti o conservate su foglietti. In alcuni casi vengono trasmesse via email o WhatsApp. È una porta spalancata per chiunque voglia entrare nei sistemi aziendali, anche senza grandi competenze.
Il quinto rischio è spesso sottovalutato: i software non aggiornati. Sistemi operativi vecchi, antivirus scaduti, gestionali lasciati così com’erano cinque anni fa. Ogni programma non aggiornato contiene falle di sicurezza note, già documentate dagli hacker. È come lasciare le chiavi sotto lo zerbino, sperando che nessuno lo scopra.
Cosa si può fare da subito
La buona notizia è che difendersi da questi rischi non richiede budget elevati o progetti complicati. Si può iniziare con scelte concrete e sostenibili. Ad esempio, stabilire chi può accedere a cosa, adottare una gestione più consapevole delle password, pianificare un backup automatico e testarlo almeno una volta al mese. Anche un confronto con il proprio fornitore IT, mirato a impostare un piano base di sicurezza, può fare la differenza.
L’importante è uscire dalla logica dell’improvvisazione e passare a un approccio più consapevole e stabile. Non tutto si può fare in un giorno, ma molto può essere avviato domani mattina, senza stravolgere nulla.
La cybersecurity per una PMI non è una barriera tecnica da esperti, ma una questione di buon senso e prevenzione. I rischi sono semplici, reali e quotidiani. Le contromisure anche. E chi inizia oggi a occuparsene seriamente, domani avrà un problema in meno… e una preoccupazione in meno.