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Windows 10 va in pensione: cosa devono fare le PMI prima del 2025

Per anni, Windows 10 è stato il sistema operativo di riferimento per piccole e medie imprese, studi professionali e uffici di ogni tipo. Affidabile, compatibile con quasi tutto, stabile e familiare per gli utenti. Ma anche le cose ben fatte, prima o poi, arrivano al capolinea.

Il 14 ottobre 2025, Microsoft terminerà ufficialmente il supporto a Windows 10. Questo significa che non verranno più rilasciati aggiornamenti di sicurezza. Il sistema continuerà a funzionare, certo, ma sarà esposto a rischi sempre maggiori, giorno dopo giorno. E per chi lavora con dati sensibili, clienti, documenti fiscali o gestionali, è uno scenario da evitare.

Perché non si può ignorare questa scadenza

Molte realtà piccole pensano: “Se funziona, perché cambiare?”. È comprensibile, ma quando si parla di sicurezza informatica non si tratta solo di “funzionare”. Un sistema non aggiornato è come una porta lasciata socchiusa: prima o poi qualcuno proverà ad entrare. E oggi i cyber attacchi non colpiscono solo le grandi aziende: anzi, sempre più spesso prendono di mira proprio chi è meno protetto.

Inoltre, alcuni software – gestionali, CRM, suite professionali – inizieranno a smettere di supportare Windows 10 nei prossimi mesi, costringendo di fatto alla migrazione.

È già tempo di fare un piano

Il consiglio non è quello di correre subito a cambiare tutti i computer. Ma iniziare a ragionare oggi, con lucidità e senza fretta, è fondamentale. Il primo passo è capire quanti e quali dispositivi sono ancora su Windows 10 e se l’hardware che usi è compatibile con Windows 11. Non tutti i PC attuali lo sono, soprattutto quelli acquistati prima del 2020.

Se stai già pensando di rinnovare qualche postazione nei prossimi mesi, scegli dispositivi già pronti per Windows 11. Così eviterai problemi di migrazione a ridosso della scadenza.

Chi ha una rete più strutturata, può valutare anche approcci più moderni, come la gestione dei dispositivi in cloud con strumenti come Microsoft Intune, che rendono la configurazione, la sicurezza e gli aggiornamenti molto più semplici anche per chi non ha un reparto IT interno.

E per chi non vuole cambiare subito?

Esistono anche opzioni “ponte”, come l’Extended Security Update (ESU) che Microsoft potrebbe offrire anche per Windows 10 (come ha fatto con Windows 7). Ma attenzione: si tratta di soluzioni temporanee e a pagamento, pensate per aziende con esigenze molto specifiche, non per restare fermi altri cinque anni.

In ogni caso, è importante parlarne con il proprio referente IT o fornitore di fiducia. Non tanto per scegliere oggi, ma per pianificare con anticipo, evitando costi e decisioni affrettate all’ultimo momento.

Conclusione

Il fine supporto di Windows 10 non è un allarme, ma un’occasione. Per fare ordine, aggiornare ciò che va aggiornato, proteggere meglio i dati e – magari – migliorare anche la produttività.

Le tecnologie devono essere al servizio del lavoro, non diventare un freno o un rischio. E oggi, prendere sul serio la fine di Windows 10 significa fare un passo concreto verso una gestione IT più matura, anche per le imprese più piccole.

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