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Dal backup in cloud a un’infrastruttura IT ibrida

Come costruire un ambiente digitale flessibile, sicuro e sostenibile, passo dopo passo

1. Il punto di partenza: un backup che funziona davvero

Ogni trasformazione digitale sensata parte da un’esigenza concreta. E per molte aziende il primo bisogno, spesso trascurato, è salvare i dati in modo sicuro e automatico. Troppo spesso i file aziendali stanno su un solo PC, o vengono salvati su un disco esterno lasciato in ufficio. E quando succede qualcosa – un guasto, un virus, un errore umano – si scopre che il backup non c’era, o non funzionava.

Un backup in cloud ben configurato è il primo tassello per costruire un’infrastruttura più matura. Non richiede rivoluzioni: può convivere con il modo attuale di lavorare, e garantisce protezione continua senza richiedere attenzione quotidiana.

Cosa serve?

  • Una soluzione affidabile (non Dropbox o Google Drive “usati come cartelle”)
  • Pianificazione automatica delle copie
  • Archiviazione sicura in data center europei
  • Verifica periodica del recupero file

Vantaggi immediati:

  • Protezione da ransomware e cancellazioni accidentali
  • Nessuna dipendenza dal singolo dispositivo
  • Maggiore tranquillità per i dati dei clienti

2. Il secondo passo: accesso sicuro e lavoro da ovunque

Una volta che i dati sono al sicuro, arriva una nuova esigenza: potervi accedere ovunque e in sicurezza, non solo dal PC dell’ufficio. Magari si lavora da casa, o si è in viaggio, o un collaboratore esterno deve consultare un documento. È qui che il cloud mostra il suo valore.

Passare da “salvataggio remoto” a “lavoro collaborativo in cloud” è un’evoluzione naturale. Si comincia centralizzando i file di lavoro, poi si organizzano le cartelle, si definiscono i permessi, e si introducono strumenti come Microsoft 365, Google Workspace o soluzioni personalizzate.

Cosa cambia?

  • Si accede con qualsiasi dispositivo, da qualsiasi luogo
  • Si lavora a più mani senza duplicare i file
  • Si traccia chi fa cosa e si evita la confusione da allegati via mail

Ma soprattutto, si crea la base per un ambiente più dinamico e flessibile, senza perdere controllo.

3. La gestione degli accessi e delle identità

Con la crescita della collaborazione online e dei dati in cloud, è fondamentale stabilire chi può accedere a cosa. Troppo spesso, nelle PMI, si lavora con account condivisi, password salvate nel browser o inviate via chat.

A questo punto si introduce il concetto di gestione delle identità digitali: ogni persona ha un suo account, protetto da autenticazione a due fattori, e i permessi vengono assegnati in base al ruolo. Non è solo una questione di sicurezza, ma anche di ordine e tracciabilità.

Strumenti utili:

  • Microsoft Entra ID (ex Azure AD), per la gestione centralizzata degli utenti
  • Password manager aziendali (es. Bitwarden, 1Password Business)
  • Sistemi di log e monitoraggio accessi

4. Costruire un ambiente ibrido: quando cloud e locale convivono

A questo punto, l’azienda si trova a gestire parte delle attività online (file, mail, collaboration) e parte ancora in locale (software gestionali, stampanti, dispositivi). Questo è il momento in cui nasce l’infrastruttura ibrida.

Il segreto non è eliminare tutto ciò che è fisico, ma far convivere cloud e on-premise in modo ordinato e sicuro. Un esempio? Il gestionale può restare su un server locale, ma con accesso da remoto tramite VPN o desktop virtuale. Oppure, un server di stampa può rimanere in ufficio, ma tutto il resto è in cloud.

In questa fase è utile introdurre:

  • Un firewall intelligente per separare rete aziendale e accessi esterni
  • Un piano di backup misto: cloud + locale
  • Aggiornamento dei dispositivi di rete (router, switch, access point)

5. Verso la maturità digitale: automazione, controllo, scalabilità

Una volta che l’ambiente è stabile, è possibile portare la gestione IT a un livello superiore: automatizzare aggiornamenti, monitorare l’infrastruttura da remoto, centralizzare le policy di sicurezza, e prevedere la scalabilità futura.

Qui entrano in gioco strumenti più evoluti ma sempre accessibili, come:

  • Piattaforme RMM (Remote Monitoring & Management) per monitorare tutti i dispositivi
  • Soluzioni di gestione dispositivi in cloud (es. Microsoft Intune)
  • Portali per self-service IT, ticketing e supporto da remoto

L’obiettivo finale non è avere più tecnologia, ma una tecnologia che si gestisce da sola, che supporta il lavoro e non lo ostacola.

La trasformazione IT si costruisce, non si compra

Nessuna PMI ha bisogno di “passare al cloud” in un solo giorno. Ma tutte possono iniziare un percorso che porta, passo dopo passo, da un backup ben fatto a un’infrastruttura flessibile, moderna, ibrida. Non servono scelte estreme: serve metodo, buon senso e un interlocutore tecnico che sappia accompagnare l’azienda nel tempo.

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